Veltroni dopo il viaggio in Africa: "Siamo cambiati"
3 maggio 2007
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Veltroni in Malawi

 

ROMA - Alla fine rimangono le parole e i pensieri che si trasformeranno in ricordi da conservare e condividere, non solo in immagini da far vedere a chi in Africa ancora non è venuto. Lo pensano i ragazzi delle 21 scuole che sono state in Malawi con il sindaco Veltroni e le loro emozioni le hanno condivise a fondo proprio con il primo cittadino. Che, con la Dire, traccia un bilancio e spiega il significato di questa esperienza: "Venendo qui si contrae un impegno con questa terra, l'impegno a non lasciarla morire di disinteresse da parte dell'Occidente. E' una promessa che i ragazzi fanno, importante per gli africani, ma ancora di più per noi stessi. Il senso di questo viaggio non è solo legato al cambio di destino dei bambini africani, ma anche al cambio di destino di ciascuno dei ragazzi che è venuto qui e che torna molto diverso da come era partito. E' stato sempre così in tutti i viaggi che abbiamo fatto e anche in questa occasione ho visto gli studenti romani scossi, commossi camminando magari per mano con due bambini il cui destino non è certo".

Ma anche i ragazzi hanno dato molto al sindaco: "Ho parlato con loro sui pullman in questi giorni - racconta Veltroni - e in particolare ho avuto una conversazione con alcuni che, sinceramente, non dimenticherò mai per il resto della mia vita. Uno scambio profondo non legato a questioni africane, ma al loro vivere quotidiano. Sono ragazzi che vivono in una condizione di solitudine maggiore rispetto alle generazioni precedenti e che si caricano sulle spalle anche pesi che giovani di sedici anni non dovrebbero portare, che riguardano la loro condizione familiare, l'assenza di interlocutori esterni forti e credibili. Sono ragazzi straordinari e io sono innamorato di questa generazione che vive in una condizione molto più difficile rispetto a chi li ha preceduti". Ancora: "Chi è più grande di loro li etichetta - aggiunge il sindaco parlando degli studenti - è molto facile chiamarli bulli, ma basta guardare a quello che hanno fatto qui per capire che anche coloro che sono arrivati con minore consapevolezza sono cambiati. Bisogna far incontrare delle cose grandi ai ragazzi e non la banalità di una vita quotidiana che viene offerta dalla televisione. A questo proposito un'altra cosa che mi ha colpito è che questi ragazzi la tv non la guardano: hanno una vita fatta di impegni, dallo sport allo studio, e cercano la loro strada. Noi li dobbiamo aiutare a trovare quello che cercano, lasciando che lo facciano da soli ma aprendogli le porte".

Mozambico, Rwanda, Malawi. Molti pensano all'Africa come un paese e non un continente. Veltroni di ogni posto visitato ha impressa un'immagine: "Il Mozambico - dice - è un paese malinconico che ha vissuto una guerra e che anche grazie a Roma, alla comunità di Sant'Egidio, ha ritrovato la pace e ora è una nazione che sta crescendo. Il Rwanda è stato martoriato da una storia terribile nel 1994 che fece un milione di morti su 8 milioni di abitanti. Il Malawi è un paese particolare che conosce tutti i problemi dell'Africa, dall'aids alla malaria. Ma è anche un paese che è stato in grado, avendo undici milioni di abitanti, di ospitare milioni di rifugiati nel corso di questi anni e ciò spiega perché viene definito il cuore caldo dell'Africa". Quell'Africa che resta un'esperienza vissuta intensamente, ma anche un viaggio e un progetto da continuare. L'anno prossimo tutti in Senegal.

(Let/Dire)

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